ICKU

ICKU exhibition at CO2 Gallery in Rome

ICKU Darta Lote Berzina
ICKU

I+C+K+U

Costanza Paissan

Scrivo questo testo ascoltando in sottofondo i pensieri di Verner, Alina, Ole, Inna e gli altri. Mi accompagnano nella scrittura, mi guidano nello sciogliere i nodi della riflessione generata dall’osservazione delle fotografie di Giovanni De Angelis. Per il lettore queste parole, tenute in inglese e inserite tra parentesi e in corsivo nel testo, vanno intese come un controcanto, un commento a margine, una voce fuori campo che senza soluzione di continuità si unisce alla scrittura critica.

A parlare, a scrivere insieme a me, sono i giovani abitanti di Riga ritratti nelle fotografie di Giovanni De Angelis all’interno del progetto ICKU. Individui che conducono una vita “normale”, in alcuni casi agiata, spesso culturalmente ricca e affettivamente piena, in una città attraversata da forti energie di cambiamento: la capitale della Lettonia è un campo agitato dalle tensioni sociali e politiche di un paese che sta metabolizzando il proprio passato per lanciarsi nel futuro e avviare una nuova fase storica di mutamento, aggiornamento e dialogo con l’Europa.

A queste persone (una barista, un designer, un esperto di vini, una studentessa, tra gli altri) è stato chiesto di imbracciare un’arma da fuoco, una pistola, e di puntarla contro l’obiettivo che li ritraeva. Gli stessi individui sono poi stati fotografati all’interno del proprio spazio di vita quotidiana, la casa, lo studio, l’atelier, l’ufficio… Tra il volume articolato di queste fotografie di ambiente e la linea dritta che unisce lo sguardo all’obiettivo nei primi piani armati di pistola c’è tutto lo spessore di una ricerca artistica ed espressiva che in quattro netti movimenti, si concentra sull’identità (I), la libertà e il potere (CAN), la violenza come deriva dalla quotidianità (KILL) e la relazione con l’altro (U).  ICKU = I CAN KILL U.

I

(I like to discover the world around meI like travelling, walking on the seaside, reading books, dancing… I like to be in public and partying also… I’m a manager in marketing and advertising… I’m a bartender…) Ognuno costruisce la propria identità e la propria vita agendo secondo le inclinazioni e le attitudini che lo caratterizzano. La quotidianità è un tessuto di attimi e di gesti, apparentemente semplici e banali, ma in cui si condensa il modo di essere unico e insostituibile di ciascuno. Le azioni con cui riempiamo il nostro tempo, gli oggetti che ci circondano, la professione che svogliamo, ci raccontano e ci definiscono, almeno in parte, almeno in superficie. Si tratta in ogni caso della realtà che costruiamo intorno a noi stessi, per rappresentarci di fronte a noi e agli altri, per guardarci allo specchio e riconoscerci. (That’s me). Le misure del nostro spazio, il ritmo del nostro tempo. Io. I.

(Time doesn’t exist. So I spend it doing what I want, what I feel). Ma nell’esistenza di tutti ci sono momenti di sospensione del tempo, pause in cui le coordinate del sistema cartesiano della propria vita sfumano in un indistinto orizzonte di vaghezza. (The problem with my life is there is no background music).Come se si spegnesse la colonna sonora rassicurante della quotidianità, quasi un intervallo di silenzio (o forse di fortissimo rumore) nella partitura musicale, più o meno armonica, più o meno dissonante, rappresentata dalle azioni e dai gesti di tutti i giorni e di tutte le notti.

CAN

(I like to feel the moment).C’è qualcosa di piacevole e allo stesso tempo terrorizzante in questi momenti, una sensazione di libertà e autonomia: poter agire secondo il proprio volere, esercitare il proprio libero arbitrio, al di là di legami, influenze e vincoli auto- o etero-prodotti. Quello che facciamo non è più determinato da condizionamenti esterni, dagli schemi, più o meno elastici, più o meno rigidi, definiti dai rapporti affettivi e sociali, ma è solo il frutto degli istinti profondi, del desiderio, dell’impulso. L’istinto può condurre a scelte di indipendenza, a pensieri personali e autonomi, alla libertà creativa ed espressiva, all’esperienza della bellezza e dell’autenticità. (I am interested about form and space, their combination and the possibility of expressing a deeper meaning than it seems at the first look). Questa libertà ci permette di andare più a fondo nelle cose, di guardare oltre la superficie, di rovesciare le strutture, di ricominciare da capo. La voce autentica dell’individuo si fa sentire in maniera chiara e netta nella dimensione della libertà e della scelta. I CAN. Si tratta di un istinto costruttivo e indipendente, che può portare a migliorare, a crescere, a cambiare.

KILL

(Sometimes we think how would it be to get completely mad). Ma l’istinto può essere anche distruttivo, aggressivo e violento. Cosa accade se dentro di noi prevalgono pulsioni negative, se la nostra libertà si trasforma nella libertà di nuocere a qualcun’altro, nella possibilità di ferirlo o ucciderlo? (I try to be a good person and apparently I succeed, but when do the good person turn into the bad?). Qui entra in gioco l’arma da fuoco, la pistola che punta, come un secondo obiettivo, dritto nell’occhio della fotocamera e di conseguenza di chi osserva le fotografie in mostra. Io sono come te. Sono un giovane professionista, una giovane studentessa, abito in una città dell’Europa dell’Est, ho una vita sociale ed emotiva. Faccio le mie scelte, posso dirmi libero e autonomo. Posso. Posso anche uccidere. Questa cosa mi terrorizza, mi atterrisce, mi intimidisce, mi esalta o mi disgusta. Le emozioni cambiano (come cambiano le espressioni delle persone ritratte nelle fotografie), ma l’aspetto comune è che io posso. I CAN KILL. La personalità di ognuno si può trasformare improvvisamente e con essa la vita quotidiana può rapidamente lasciare il posto a un territorio in cui le relazioni con l’altro si definiscono secondo rapporti di scontro e conflitto.

U

(Sometimes I hate people, sometimes I need my own time, sometimes I need to scream to someone that I don’t know, some stranger). In questa dinamica di costruzione di identità, scelta e potenziale aggressività, la chiave di volta è rappresentata dalla relazione con l’altro. Se “tu” vuol dire compagno, amico, confidente, parente, persona cara, o solo semplicemente si mette in relazione con l’“io” secondo rapporti di parità e rispetto, l’istinto distruttivo rimane dentro ciascuno solo come una potenzialità irrealizzata. È nella relazione con l’altro, nel rapporto che si crea con le persone che interagiscono con la vita di ognuno che si scioglie il nodo di ICKU. Ci possono essere momenti di solitudine, di isolamento e di emarginazione, dovuti a fasi di depressione o semplicemente al desiderio di autonomia e indipendenza (I can spend time alone, without anybody, concentrated on my own things and sometimes it can take weeks… Sometimes I love staying at home alone and go into the forest for long walks…). Si può trattare di passaggi temporanei o di inclinazioni su cui costruire stabilmente il proprio modo di vivere. (I could say that I’m a person on my own). Ma se I e U rimangono comunque legati, se lo sguardo con cui si incontrano riconosce l’identità comune di individui, gli istinti negativi rimangono sopiti, la libertà individuale trova modi per coordinarsi con quella degli altri. E con ciò si creano le comunità, su questo si fondano le società, da questo si produce l’identità e il destino della collettività. Giovanni De Angelis, guardando negli occhi queste persone, analizzando i loro spazi, osservandone le emozioni e raccogliendone le parole, dichiara di essere come loro, di riconoscersi nello specchio della relazione con l’altro, di guardare a sé come il membro di un insieme di persone per cui il tu si incontra con l’io. I+U.

Testo scritto da Costanza Paissan in occasione della mostra ICKU di Giovanni De Angelis presso CO2 contemporary art di Roma, in collaborazione con Ines Musumeci Greco e con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Lettonia a Roma.

Ogni diritto è riservato all’autore, a Giovanni De Angelis e a CO2.

Si ringraziano per la collaborazione: Verner Biters, Alina Cvetkova, Andra Andzane, Amanda Boka, Darta Lote Berzina, Karlis Stigis, Ronald Gails, Alvis Nemiro, Astra Kivule, Ole Lahti, Inna Zevalde, Arta Vanaga, Laine Taurite, Zanda Puspure, Evita Pienene, Tatjana Kurakina, Sintjia Niklase

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